Rashomon
Il racconto di Arnaldo
In uno di quei giorni in cui si aspetta il
temporale del pomeriggio, afa e caldo, sole a tratti e una luce biancastra e
umida dalle nuvole basse è arrivata una goletta. La Wolf, scafo nero, ponte
color latte, un cassero alto e altrettanto alta prua con una polena a testa di
lupo. Quattro uomini e una donna al timone a bordo. Il capitano, seduto su una
sedia bianca come il comandante del Pequod, con una catena d’oro al collo a cui
è appesa un pendaglio con una testa di lupo su un timone, il secondo, barbetta
bianca curata, due gambe scheletriche che escono da dei pantaloncini acquistati
in momenti di maggior benessere, la donna, di mezz’età enorme ma energica, un
marinaio, alto, atletico, il meno esperto di cose di mare, il piu’ giovane
dell’equipaggio, tratti orientali, barbetta e pizzo bianchi, tatuaggi ovunque.
Il comandante è sceso sul molo per usare il bagno, occupato con tempismo
straordinario da Maria Grazia, il giovane per controllare i galloni di
carburante del’erogatore. Il marinaio atletico ha chiesto quanti galloni di
carburante ha il serbatoio, con la pistola in mano e l’aria preoccupata. Il
giovane ha rigirato la domanda al comandante che con voce grave e bassa ha
risposto solo a lui: “ centocinquanta galloni, è vuoto”. Il giovane con voce forte: “centocinquanta galloni”, la domanda
del marinaio “quanti ce n’erano prima?” è rimasta inascoltata dal molo. Poi la partenza in un urlarsi di comandi,
col capitano seduto sulla sua sedia bianca, il motore sollevando una schiuma
nera contro l’alta poppa. Mezzo miglio piu’ in là hanno alzato le vele, per
dove non lo sapremo mai, chi ha chiesto non ha avuto risposta.
Il racconto di Maria Grazia
Effettivamente e’ tutto vero, lunedi’ mattina e’ arrivata la goletta
nera wolf con un equipaggio che sembrava uscito da un film, non ho fatto in
tempo ad andare a prendere la macchina fotografica anche perche’ c’era
l’addetto ai lavori delle due barche per turisti che aveva bisogno di un
cacciavite e poi non pensavo partissero cosi’ in fretta. Ma con internet abbiamo recuperato tutto: si tratta di uno shooner che viene affittato, equipaggio e tutto per compleanni e party
Domenica invece abbiamo fatto la classica gita americana domenicale:
siamo andati a Peanut Island, l’isola di fronte al marina: E’ stata
un’esperienza interessante fra le famiglie con i loro barbecue, il campeggio e
il bunker dei Kennedy. Perche’ la famiglia Kennedy non passava l’inverno al freddo
a Hyannis e a Nantucket, ma si recavano a Palm Beach.
E in piena guerra fredda nel 1961 JFK si fece costruire un bunker.
domenica a Peanut Island
Ma la cosa piu’ sorprendente e’ che l’isola prima del 1920 non esisteva:
fu Henry Flager, il magnate delle ferrovie a creare il porto di Palm Beach,
tagliando e dragando la terra ferma, cosi’ oltre al porto nacque Peanut Island
che allora era molto piu’ piccola e l’inlet verso l’Oceano. Si chiama Peanut
perche’ all’inizio l’idea era di dedicarla alla coltivazione
delle peanuts ma poi l’idea non ando’ in porto, fu invece sede della
guardia costiera